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Ecigrecensioni incontra Sigmagazine!

Ecigrecensioni incontra Sigmagazine!

Ecigrecensioni incontra Sigmagazine!

Per una volta si invertono i ruoli e saremo noi di ecigrecensioni.it ad intervistare Stefano Caliciuri, il direttore di Sigmagazine, voce ufficiale del vaping in Italia e autore del libro tematico “storia della sigaretta elettronica. tra lobby, politica e salute”

Due chiacchiere sulla storia della rivista più amata dai vapers italiani e sul presente ed il futuro del settore delle sigarette elettroniche.

-Ciao Stefano e grazie per la tua disponibilità, la prima domanda che vorrei farti è: come e  quando è nata Sigmagazine? Insomma, raccontaci tutta la tua storia.

Si può dire che il giornale è nato per colmare un vuoto di informazione specialistica. Nonostante usassi la sigaretta elettronica già da un paio di anni, c’era pochissima informazione specializzata ma molte opinioni sui prodotti.

Avrei voluto informarmi ma non trovai nulla. Decisi quindi di unire la mia professione con la passione. Sino ad allora avevo già scritto di sigarette elettroniche su testate giornalistiche ma erano articoli spot per informare particolari avvenimenti dell’attualità contingente. Ricordo ad esempio due inchieste radiofoniche che furono trasmesse su Radio Radicale e che ancora oggi si possono riascoltare nel loro archivio. Erano servizi, però, per così dire, di taglio politico.

Non esisteva nulla di professionale che invece potesse informare quotidianamente nello specifico e nel dettaglio gli operatori del settore: le ultime ricerche scientifiche, la normativa nel mondo, le notizie di colore o le analisi e le opinioni dei decisori. Come tutti i giovani comparti, quelli erano gli anni in cui si stava costruendo un po’ tutto.

Dopo un periodo di prova che è servito a comprendere la risposta dei lettori, nel 2015 è stata registrata la testata in tribunale; nella primavera del 2017 è poi nato il giornale di carta, il bimestrale d’approfondimento rivolto agli operatori che ogni due mesi viene distribuito in tutti i negozi.

Ci tengo però a sottolineare una cosa: io sono il volto, rappresento spesso l’immagine pubblica di Sigmagazine, ma non sarei onesto se non citassi la vera colonna portante della redazione: Barbara Mennitti, conosciuta diciotto anni fa al corso di preparazione all’esame di Stato per giornalisti, diventata poi mia moglie.

E invece, da consumatore, quando ti sei appassionato al vaping?

Ecco, sempre grazie a Barbara. Devi sapere che ho fumato per 25 anni una media di trenta sigarette al giorno. Fumare mi piaceva, non avevo mai preso in considerazione l’idea di smettere, cosa che invece lei aveva tentato di fare più volte. Nel periodo natalizio del 2012 eravamo a Brindisi e tra i tanti auspici per il nuovo anno Barbara si era ripromessa di smettere di fumare. Io mi limitai ad accompagnarla in un negozio perché non volevo assolutamente smettere di fumare. E invece accadde l’imprevisto. Barbara accettò l’offerta della negoziante di acquistare un kit doppio. Passammo quasi due ore ad assaggiare i liquidi. La mia diffidenza iniziale si trasformò in curiosità. Mi affascinava l’idea di poter avere in bocca un sapore sempre diverso pur continuando a soddisfare il mio bisogno di nicotina. Per qualche mese ridussi drasticamente le sigarette tradizionali sino al giorno in cui non sentii più la necessità di comprarle. 

Ricordi la tua prima e-cig? Che modello era?

Era una Ego bianca. Per intenderci, quelle con il cappuccio copridrip con il fermaglio per fissarla nel taschino. La mia prima fissazione invece furono i drip: ne comprai centinaia, da quelli semplici di plastica a quelli in vetro lavorato, da quelli lunghi dieci centimetri a quelli con le fattezze dei supereroi dei fumetti. Mi piaceva cambiarlo tutti i giorni.

-Ricordi il primo numero della rivista? Ricordi il tuo primo editoriale?

E come posso dimenticarlo. È stata una emozione immensa. Dare il “visto si stampi”, entrare in tipografia, sentire il rumore delle rotative, vedere un foglio bianco trasformarsi in una pagina di giornale, sentire il profumo dell’inchiostro.

In oltre 25 anni di giornalismo ho visto nascere molti giornali, ho lavorato per molte testate, ed è sempre affascinante vedere il processo di produzione che sta a monte della distribuzione.

Ma quando quel giornale, quella copia, è stata da te interamente pensata, realizzata, composta, ha tutt’altro sapore. L’editoriale era una sorta di presentazione del neonato giornale.

Più dell’editoriale furono importanti le due interviste che aprirono il numero: una che feci io all’onorevole Adriana Galgano e si parlava della sigaretta elettronica in chiave di innovazione e tecnologia; l’altra la fece Barbara Mennitti a Roberta Pacifici dell’Istituto superiore di sanità per affrontare il vaping in chiave di riduzione del danno e capire l’atteggiamento delle istituzioni sanitarie.

-Quando hai iniziato pensavi che Sigmagazine potesse avere tutto questo successo e tutto questo seguito?

Non posso e non devo essere io a dire se Sigmagazine abbia successo o meno. Certamente è molto seguito sia dagli addetti ai lavori che dalle istituzioni politiche e sanitarie. Offre la possibilità di avere un luogo di confronto e di dibattito che altrimenti non esisterebbe. D’altronde ogni giorno proponiamo contenuti sempre nuovi e originali. E lo facciamo ininterrottamente da quasi sei anni, senza sosta, ad eccezione della domenica e delle festività comandate.

-Quanti sono i collaboratori della rivista?

Non so darti un numero preciso. Ad oggi hanno scritto sulla rivista circa trenta persone, tra giornalisti, avvocati, parlamentari, medici, economisti, docenti universitari, opinion leader. Quando pensiamo ad un argomento da approfondire, pensiamo anche a un esperto che possa trattare la questione; se dobbiamo spiegare una nuova normativa chiediamo un contributo direttamente a chi quel provvedimento l’ha pensato. Ti basti pensare che in alcuni numeri della rivista, ad eccezione dell’editoriale di apertura, io non ho firmato alcun articolo.

-Cosa svapa regolarmente Stefano Caliciuri e su che hardware? 

Ho abbandonato definitivamente il tabacco. Mi piacciono le creme non troppo dolciastre e i fruttati. La mia box preferita è la Battlestar, in casa ce sono cinque. Conservo però con grande affetto un tubo meccanico e una box bottom feeder personalizzata per me da due amici. Quelle non le uso perché le voglio mantenere nuove e da esposizione. Non a caso sono in bella vista in redazione

-Facciamo un gioco: un liquido che ti piacerebbe realizzare su tua ricetta, da cosa sarebbe composto?

Mi piacciono le stravaganze, gli accoppiamenti inediti. Perciò ti dico che mi piacerebbe provare nella versione vaporizzata il gusto di un gelato che adoro: basilico, noci e miele.

Ora veniamo alle domande difficili.

Negli anni, in questo settore, ci sono state tante battaglie e tante notti insonni. 

Noi tutti ricordiamo benissimo le serate in attesa di un tuo comunicato sui social fino a notte fonda per avere qualche notizia sulle varie stangate al settore e quindi sul futuro di tutti noi.

Ricordiamo tutti la disperazione e lo stupore per tassazioni insostenibili e poi i festeggiamenti, quando finalmente la situazione sembrava risolta. 

Tutte queste notizie sono sempre arrivate in via ufficiale da te e dalla tua rivista che, non a caso, ho chiamato “la voce ufficiale del vaping in Italia”.

Oggi la situazione torna a farsi complessa.

Varie proposte si prospettano per il settore e alcune stravolgerebbero il settore in modo definitivo.

Senza entrare nel dettaglio delle varie proposte (e ricordando ai lettori che l’intervista che state leggendo è datata 15-11-2020 e la situazione potrebbe cambiare di ora in ora) una grande novità che si prospetta, tra le ipotesi all’orizzonte, è il PREZZO IMPOSTO dei liquidi da inalazione. 

Scusa se ti interrompo. Al momento non c’è nulla di ufficiale. Come ogni anno le bozze si susseguono e intasano le chat degli operatori della comunicazione. Far uscire una bozza significa accendere i riflettori su un determinato provvedimento e vedere qual è la reazione dell’opinione pubblica. La proposta del prezzo imposto e delle fascette di tracciabilità per i prodotti del vaping è stata presentata dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Bisognerà vedere se la politica accetterà o meno l’idea assumendosene la responsabilità.

-Non credi che un prezzo imposto sconvolgerebbe un mercato fatto da imprenditori che da sempre hanno basato la loro attività sul cercare i prodotti di più alta qualità al giusto prezzo lavorando nel libero mercato?

Permettimi, a uccidere il mercato non sarà tanto il prezzo imposto. Ma l’iscrizione a tabella delle tariffe. Forse non tutti sanno che in regime di controllo monopolistico i ricavi degli anelli della filiera sono decisi dallo Stato che ha il potere di dire, ad esempio, che sul prezzo di vendita imposta, al negoziante rimane il 10 per cento, al distributore il 5 per cento, al produttore il 20 per cento.

-Pensi che un prezzo imposto possa essere una limitazione per una crescita futura del settore?

Magari lo limitasse, secondo me lo affonderebbe del tutto. Ma ci rendiamo conto che migliaia di persone hanno investito denaro in una attività libera e concorrenziale e, da un giorno all’altro si ritrovano a dover vendere e comprare, ma soprattutto guadagnare, quello che decide lo Stato? Però sono anche sicuro che, ancora una volta, si saprà reagire e superare l’emergenza contingente con lo spirito battagliero che da sempre contraddistingue gli operatori di questo particolarissimo settore.

-Credi che i negozianti si rendano realmente conto di quanto sarà stravolto il loro modo di lavorare se tutto venisse uniformato sotto un prezzo e il loro guadagno fosse deciso in partenza dal produttore?

Secondo me no. Ma vorrei dire che neppure per il produttore sarebbe una struttura fiscale sopportabile alla lunga. E non soltanto perché anche per lui ci sarebbe un regime di ricavo fisso imposto dallo Stato. Provo a spiegarmi con esempio pratico: poniamo che Adm stabilisca che il ricavo per i rivenditori sia del 10 per cento sul prezzo imposto dal produttore. Se il produttore indica in 7 euro il prezzo di un liquido da 10 millilitri sai quanto resterebbe, al lordo delle tasse, al negoziante? Circa 60 centesimi. Se invece lo indicasse in 15 euro, per garantire al negoziante un ricavo di circa 1,5 euro a flacone sai cosa accadrebbe? Che ci sarebbe una emorragia, forse letale, di consumatori. È un cane che si mangia la coda. In pratica, la sofferenza dei negozianti necessariamente andrà a influire anche sulle produzioni.

-A tuo avviso, le piccole aziende potrebbero essere le più penalizzate da un prezzo imposto o riuscirebbero comunque a dare battaglia?

Dal punto di vista delle piccole aziende di produzione potrebbe essere fatto un discorso di qualità, un po’ come accade con i birrifici artigianali. Ma anche nel loro caso – e intendo sia piccoli che grandi produttori – varrebbe il discorso fatto per i negozianti: è normale che una azienda nata in regime di libero mercato debba vedersi limato e appiattito il fatturato dallo Stato?

Altra novità sul piatto delle proposte, è la tassazione che riguarderebbe anche gli hardware. Già in passato abbiamo visto lunghe battaglie su questo fronte, che poi si sono risolte in modo positivo.Cosa è cambiato da allora, cosa ne pensi e soprattutto perché ancora, nel 2020, fanno una proposta simile?

Bella domanda. Potrei risponderti in tre ore di seminario. Ma scelgo la via della sintesi. Probabilmente questa norma vorrebbe attaccare il dispositivo elettronico per riscaldare il tabacco che ad oggi non è ancora regolamentato ed è di libera vendita. Così facendo, però, a cascata colpirebbe anche la sigaretta elettronica e le box

Un pronostico da una persona che è del settore dagli albori e queste battaglie le ha vissute tutte minuto per minuto: la partita sulle e-cig 2020 come finirà?

Non sempre vince la squadra che spende di più sul mercato o con il monte ingaggi più alto. La favola scritta dal Leicester insegna. E te lo dice un interista. Ma da interista ti dico anche a volte a fare la differenza può essere l’arbitro. Per questo non saprei proprio quale pronostico fare.

Un’ultima curiosità: Se Stefano Caliciuri non si fosse occupato di vaping  oggi cosa farebbe? Ti sei pentito? Potendo tornare indietro, inizieresti ancora questa avventura?

Farei il giornalista probabilmente per qualche altra testata, certamente occupandomi di cronaca parlamentare o politica estera. Ma non ho alcun pentimento, rifarei tutto dall’inizio, manifestazione davanti Montecitorio compresa. Anche perché sono sicuro che la notizia più importante sul vaping debba ancora essere scritta. E, ovviamente, voglio essere a io a darla.

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